Canapa e ddl Sicurezza: una norma che mette a rischio l’intera filiera

Canapa e ddl Sicurezza: una norma che mette a rischio l’intera filiera

Il Governo mette a rischio il DDL Sicurezza per una normativa che danneggia gli imprenditori italiani e favorisce il mercato nero.

Pubblichiamo qui di seguito il comunicato dell’associazione nazionale Canapa Sativa Italia, con tutte le incongruenze del recente emendamento che oltre a vietare la cannabis light, metterebbe a rischio l’intera filiera del CBD. 

L’Emendamento 13.6 al DDL Sicurezza “Misure aventi ad oggetto le infiorescenze della canapa e dei prodotti da esse derivati” del governo rischia non solo di compromettere l’intero impianto legislativo del disegno di legge, ma anche di inserire norme con conseguenze per l’economia italiana e gli imprenditori italiani. Questa disposizione che pretenderebbe di limitare l’uso e la commercializzazione della canapa, non solo viola le norme europee, ma contribuirebbe anche a rafforzare il mercato nero.

La Canapa è Legale ed è Sicura La canapa è una pianta legale, non è stupefacente, ed è considerata sicura dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e da numerosi studi scientifici. Ha dimostrato di avere benefici per esseri umani e animali senza presentare le stesse controindicazioni di alcuni farmaci e senza presentare alcun rischio di abuso.

Dal 2018 a oggi si è dimostrata anche di supporto all’economia italiana con tante giovani aziende che si sono affacciate a questo mercato e che ora esportano in tutta Europa. Un settore economico che merita di essere difeso piuttosto che ostracizzato. L’Emendamento 13.6, con le sue restrizioni irragionevoli, va contro questi principi, danneggiando un settore che potrebbe invece contribuire come quello del vino alla crescita economica del nostro Paese e che appunto non presenta le stesse problematiche di thc o alcool.

CANNABIS LIGHT E RIDUZIONE DEL MERCATO NERO

Uno studio dell’Università di York (Carrieri et al 2019) ha dimostrato che la liberalizzazione della vendita di canapa legale senza THC ha portato fino al 14% di diminuzione delle attività criminali di traffico e spaccio e una perdita di entrate per le organizzazioni criminali stimata tra i 90 e i 170 milioni di euro. La canapa legale si è quindi già dimostrata nel primo anno dalla sua introduzione, un efficace strumento per contrastare il mercato nero e migliorare la sicurezza pubblica.

LE POSIZIONI DEGLI AVVOCATI E I RISCHI PER LA FILIERA DELLA CANAPA

Avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti: “L’emendamento del Governo al DDL sicurezza con il quale si vorrebbe vietare la coltivazione e la commercializzazione delle infiorescenze a basso contenuto di THC, addirittura anche sotto lo 0,2%, ci sembra una chiara mossa propagandistica pre-elettorale. Il tema è vecchio, ma nonostante i vari attacchi sono centinaia gli esercizi commerciali che continuano a vendere infiorescenze per il semplice motivo che non si tratta di droga. Numerose infatti le decisioni di merito che assolvono per carenza dell’efficacia drogante della canapa – ricordiamo, quella proveniente dalle sementi certificate inserite nel catalogo comune delle varietà ammesse dalla normativa comunitaria. A oggi non sussistono veri rischi per la salute provati: a distanza di otto anni dalla legge 242/2016 le raccomandazioni, i pareri o qualsiasi altro lavoro del Ministero della salute e del Consiglio Superiore di Sanità non sono riusciti a dimostrare il rischio di abuso di tale sostanza. Anzi l’OMS ha raccomandato di declassare non solo la Canapa, ma tutta la Cannabis, anche quella con THC più alto dai trattati internazionali. Ciò che è accaduto e sta accadendo per il cannabidiolo (CBD) la dice lunga sui pregiudizi in tema di canapa, d’altra parte, non dobbiamo dimenticare che la normativa europea non permette restrizioni sulla commercializzazione di un prodotto che è sostenuto dalle politiche agricole comuni (PAC), salvo che non ricorrano fondati dubbi sul pericolo per la salute umana. Dubbi, invero, che in tutti i Paesi membri sono stati esclusi. A tal proposito, è necessario sostenere le associazioni del settore affinché possano collaborare efficacemente con le istituzioni per tutelare i diritti di questa filiera legale, che meriterebbe legittimazione e non repressione” .

Avvocato Giacomo Bulleri: “Il nostro Governo, a dispetto dell’intento di promuovere e tutelare il made in Italy, propone emendamenti palesemente contrari ai principi gia affermati non solo dalla Corte di Giustizia Europea ma anche dal TAR Lazio – che ha già sancito la liceità della pianta intera. Ciò è contrario ad ogni criterio di legalità e di certezza del diritto ed anzi credo che esponga l’Italia a possibili procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea, data la reiterazione di tali provvedimenti. Questo emendamento infatti, non avrebbe lo scopo di limitare la vendita delle infiorescenze, ma cancellerebbe un’intera filiera industriale che con esse non ha niente a che vedere. L’illogicità di tale emendamento è evidente se si pensa che il mese scorso l’avvocato generale della Corte di Giustizia ha ritenuto ammissibili al premio PAC anche le coltivazioni di fiori indoor. Il che esclude di per sé ogni profilo di illiceità. Non si comprendono le basi logiche e giuridiche di questo emendamento.”

Difendiamo la nostra posizione nel mercato internazionale Il governo dovrebbe concentrarsi nel supportare la nostra crescita e nel consolidare la nostra forte posizione nel mercato europeo e mondiale della canapa. Le istituzioni dovrebbero essere alleate dei cittadini e delle imprese, non ostacoli al loro sviluppo. Stiamo portando questa richiesta in Europa, evidenziando che le condizioni attuali imposte dall’Emendamento 13.6 sono in piena violazione delle normative europee.

È tempo di riconoscere i benefici della canapa e di agire in modo responsabile e lungimirante. Chiediamo agli operatori del settore della canapa di restare uniti e continuare a lavorare con determinazione. Nonostante le difficoltà e le vessazioni subite, è fondamentale continuare a produrre e vendere un prodotto sicuro e non drogante, contribuendo all’economia nazionale e creando nuovi posti di lavoro, specialmente tra i giovani.

Invitiamo tutti i consumatori a dimostrare il loro sostegno dedicando un acquisto dal loro fornitore di fiducia. Un gesto concreto per contrastare il proibizionismo e sostenere un comparto che meriterebbe di essere tutelato, protetto e incentivato dalle istituzioni.

RICHIESTA DI PARERE CIRCOSTANZIATO E PROCEDURA D’INFRAZIONE

La nostra associazione ha notificato alla Commissione Europea una potenziale violazione dei regolamenti dell’Unione Europea relativi alla libera concorrenza e alla circolazione delle merci, derivante dall’emendamento 13.6 proposto al DDL Sicurezza. Chiediamo alla Commissione Europea di emettere un parere circostanziato sull’emendamento 13.6, come previsto dalla Direttiva (UE) 2015/1535. Inoltre, sollecitiamo la Commissione a bloccare il progetto di regolamentazione tecnica, prorogando il periodo di status quo fino a 12 mesi. Questo permetterà di esaminare a fondo il potenziale conflitto con i regolamenti UE in vigore e garantire che qualsiasi misura adottata sia conforme ai principi di libera concorrenza e libera circolazione delle merci.

L’Associazione Nazionale Canapa Sativa Italia richiede con urgenza l’intervento della Commissione Europea per esaminare e censurare l’emendamento 13.6 al DDL Sicurezza. Questo emendamento, se adottato, creerebbe barriere significative alla libera circolazione delle merci e alla libera prestazione dei servizi nel mercato interno, in violazione dei principi fondamentali del diritto dell’Unione Europea.

VIOLAZIONI DELLA NORMATIVA COMUNITARIA

Violazione della Libera Circolazione delle Merci (Articoli 34 e 36 TFUE): L’emendamento 13.6 introduce restrizioni all’importazione e al commercio delle infiorescenze di canapa e dei loro derivati, costituendo una misura di effetto equivalente a restrizioni quantitative delle importazioni, vietata dall’articolo 34 TFUE. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nella sentenza del 19 novembre 2020 (causa C-663/18), ha stabilito chiaramente che il CBD, privo di effetti psicoattivi, non può essere considerato uno stupefacente e la sua commercializzazione non può essere vietata se prodotto legalmente in un altro Stato membro dell’UE.

Violazione della Libera Concorrenza (Articolo 101 TFUE): Le restrizioni introdotte limitano la libera concorrenza, impedendo agli operatori economici di accedere liberamente al mercato con prodotti legalmente fabbricati in altri Stati membri dell’UE. Questo contrasta con il principio di libera concorrenza sancito dall’articolo 101 TFUE.

Incompatibilità con la Politica Agricola Comune (Regolamenti UE nn. 1307/2013 e 1308/2013): La normativa dell’Unione Europea non opera distinzioni tra le parti della pianta di canapa che possono essere utilizzate. La limitazione sulla circolazione di infiorescenze e derivati, è incompatibile con il regolamento UE n. 1308/2013, che riconosce la canapa come un prodotto agricolo senza distinguere tra le parti della pianta.

Principio di Proporzionalità:L’introduzione di un divieto così ampio non appare proporzionata all’obiettivo di tutela della salute pubblica, soprattutto alla luce delle evidenze scientifiche che non indicano rischi significativi per la salute derivanti dall’uso delle infiorescenze di canapa con un contenuto di THC inferiore ai limiti di legge. Studi scientifici come quelli di Hser et al. (2017) e Bonaccorso et al. (2019) dimostrano che i prodotti a base di CBD non solo sono sicuri, ma possono anche avere effetti benefici sulla salute.

Principio di Precauzione: Le misure adottate devono basarsi su dati scientifici affidabili e non su considerazioni meramente ipotetiche. L’assenza di prove concrete che dimostrino rischi per la salute pubblica rende il divieto sproporzionato e in violazione del principio di precauzione.

Fonte: Dolcevita Magazine

Torna al blog