L’utilizzo della Canapa nel corso degli anni ha subito un passo evolutivo sotto molteplici aspetti e nelle più svariate categorie merceologiche. Gli esperti hanno scoperto che le sue fibre possono avere diversi usi come la produzione di carta, abiti, plastiche biodegradabili, colori, materiale isolante, biocarburante e tessuti. Quest’ultimo uso verrà approfondito oggi in questo articolo.
Molti studi hanno dimostrato che la produzione di Cannabis Sativa richiede un utilizzo di acqua e di pesticidi nettamente inferiore rispetto a quello necessario per coltivare il cotone. Diventerà questa la materia prima che sostituirà il cotone e potrà garantire il futuro della moda nel segno della sostenibilità?
Diversi sono i brand di moda che hanno già deciso di cimentarsi nell’utilizzo della canapa per la realizzazione i loro capi. Da i dati raccolti dalle maggiori associazioni di produttori, emerge che il 73% del cotone coltivato viene raccolto ed utilizzato per l’abbigliamento e rappresenta circa il 90% del commercio nell’industria tessile il cui indotto generato equivale a 385,7 miliardi di dollari.
Con dieci milioni di acri coltivati a cotone, per un totale del 25,37% dei terreni agricoli del Paese, gli Stati Uniti sono terzo produttore al mondo, dopo India e Cina. Tutto questo genera un impatto ambientale notevole. Il cotone infatti viene coltivato in monocoltura e questo tipo di pratica provoca l’isterilimento del suolo: viene quasi sempre geneticamente modificato, producendo un enzima che indugia nel terreno ben dopo la maturazione della pianta, diminuendone la biodiversità. La sua irrigazione inoltre richiede 8mila litri di acqua per chilogrammo, il 16% degli insetticidi utilizzati al mondo e il 6% dei pesticidi.
La storia della Canapa nel campo tessile affonda le sue radici molto lontano nel tempo, con testimonianze a partire dal Medioevo fino ai giorni nostri, in cui la Canapa è stata coltivata, filata, tessuta e utilizzata. La produzione di tessuti in Canapa ha caratterizzato intere aree geografiche aventi disponibilità di acqua corrente e si è svolta prevalentemente in ambito domestico. La Canapa, a differenza di filati più pregiati e più complessi da maneggiare, era molto più trattabile. La tessitura veniva solitamente effettuata nelle ore serali, dopo aver lavorato nei campi o presso i maceratoi, solitamente da donne. Gli ambiti di utilizzo della Canapa tessile sono stati prevalentemente tre: quello agricolo con sacchi per contenere granaglie, quello domestico con lenzuola e tovagliati e quello vestiario con indumenti intimi. In tutti e tre i settori l’importanza di alcune caratteristiche di questa fibra tessile è stata fondamentale quanto ricorrente. La resistenza all’usura, alla trazione e ai parassiti hanno fatto sì che i tessuti realizzati in Canapa avessero una diffusione trasversale presso le diverse classi sociali, poiché riguardavano necessità condivise a prescindere dal censo.
Sebbene il cotone sia il materiale più utilizzato per produrre vestiti, diversi esperimenti hanno dimostrato che la Canapa rispetto ad esso è cinque volte più resistente: ad esempio, una felpa in tessuto di Canapa dura più a lungo, non teme i lavaggi e non si sgualcisce facilmente. Inoltre, le colorazioni usate per la tinta sono ecologiche e non vengono utilizzati fissanti chimici. Oltre ai fondamentali vantaggi per l’ecologia e per una migliore gestione dei campi (la canapa era tradizionalmente utilizzata nella rotazione delle colture poiché ripuliva e remineralizzava i terreni) – è una coltura molto resistente che si adatta a quasi tutti i microclimi.
Perciò data la sua storia e le sue proprietà la Canapa è da considerarsi come il materiale del futuro, essendo il suo uso richiesto persino nell’industria aero- spaziale e nel campo bio-tecnologico. In virtù della sua sostenibilità, con la sua diffusione e il suo sempre maggiore utilizzo nei più disparati ambiti, si auspica una rapida rivalutazione della canapa tanto dal punto di vista produttivo quanto ricreativo e medico.